Ultimo numero pubblicato

Rivista VOLO A VELA n. 398

In distribuzione postale l'ultimo numero pubblicato dal CSVVA (editore, Centro Studi del Volo a Vela Alpino). ABBONATI

Rivista volo a vela copertina n398

SOMMARIO n. 398
■ Editoriale: Dove va il Centro Italia
■ Notizie in breve
   - Alianti all'AERO di Friedrichshafen
   - I nuovi volti di Schempp-Hirth
   - Lions Club casentino ad Arezzo
   - In volo con Iwan
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Indice articoli

Nel luglio 1933 il primo volo sperimentale con lancio dal Campo dei Fiori e ammaraggio nel Lago Maggiore. Il quotidiano “Cronaca Prealpina” lo celebra con un articolo titolato “L’ardito e felice volo dell’aeroveliero ‘Roma’ pilotato da Plinio Rovesti”. Seguono altri voli, compiuti in coppia con Tino Gada, dalle cime delle montagne ai laghi del Verbano.
E finalmente tutto è a punto per il grande evento: il lancio dal Campo dei Fiori, il 16 settembre 1934, di una formazione composta dagli otto anfibi “Varese” capeggiati dal “Roma” di Rovesti con meta le acque del Lago di Varese antistanti l’idroscalo della Schiranna. Un’impresa volovelistica che ha una vasta eco in Italia e all’estero.Nel medesimo anno, il felice esito dell’esperienza varesina e il desiderio di molti giovani di provare l’ebbrezza del volo silenzioso portano Rovesti alla direzione della nuova Scuola regionale di Volo senza motore sui campi della Caproni di Vizzola Ticino, oggi inglobati nella Grande Malpensa. Si raggiungono al mese mediamente 35 attestati B di volo librato. Un grosso impegno, che tuttavia non impedisce al nostro di progettare e guidare la costruzione di due alianti veleggiatori, il “Vizzola I” e il “Vizzola II”, presentati ai Raduni di Volo a vela di Asiago, dove il “Vizzola II”, pilotato da Aldo Bellò, conquista i record di quota e di durata; e, inoltre, di dare alle stampe, nel 1939, “Il volo veleggiato e il suo regno”, un trattato a 360° sul volo a vela, considerato una sorta di Bibbia dei volovelisti italiani. Due anni più tardi è la volta di “Volo librato”.
 
Il fragore della guerra scuote ormai l’Europa. Rovesti è chiamato da S. Tenente a dirigere la Scuola di Volo a vela all’aeroporto di Pavullo nel Frignano (Modena), dove si svolge l’addestramento premilitare dei piloti. Qual’è lo stile del suo insegnamento lo testimonia, per Pavullo, il dottor Ezio Scarponi, che si firma “pilota di Rovesti”: «…dopo aver uditi i molti suoi consigli, presi a volare e non più a svolazzare; il mio volo divenne armonioso ed elegante come Plinio voleva e durava un tempo più lungo. Insegnare è un’arte e Plinio ne era provvisto; il suo consigliare era preciso ed essenziale: i consigli erano sussurrati e non imposti e noi allievi ne tenevamo conto.» Quando il conflitto si fa più aspro è nel Nucleo Aliantisti da Sbarco e Assalto. Potrà poi fregiarsi della Croce di guerra al merito.
Terminata la sciagura, il tempo per un sospiro di sollievo e Rovesti chiama “A Raccolta!” i volovelisti italiani. Lo fa pubblicando, dal gennaio 1946 a Sesto Calende (Varese), alcuni numeri del periodico “Volo a Vela”: «Noi abbiamo fede nell’avvenire del volo a vela. Abbiate fede voi pure, e siateci vicini con la vostra simpatia e con la vostra collaborazione. E con fede riprendiamo, come un tempo il nostro pacifico lavoro, mentre la Patria, dopo la bufera che l’ha sconvolta, va cercando la sua pace e le vie del suo domani». Quindi, aggirando il divieto imposto dagli eserciti alleati di svolgere in Italia qualsiasi attività di volo, organizza un campeggio volovelistico all’aeroporto svizzero di Magadino (Locarno). Esce “Tecnica ed arte del volo a vela”.Ma i tempi della ripresa del volovelismo italiano tardano ad arrivare. Accetta quindi l’offerta di portare la sua esperienza in Argentina, dove si reca assieme all’asso dell’aeronautica Adriano Mantelli. Vi rimane otto anni, divenendo uno stretto collaboratore del prof. Walter Georgii, padre della meteorologia volovelistica, materia che approfondisce, ricoprendo anche l’incarico di Capo della Divisione di Meteorologia e Aerofisica dell’INAV-Instituto Argentino de Vuelo a Vela con sede a La Cruz (Córdoba). La superba Cordigliera delle Ande è una potente fonte di fenomeni atmosferici, in particolare di sottovento, che Rovesti indaga organizzando una spedizione aerologica, finalizzata agli studi sulla sicurezza del volo, nella regione del Cerro Pelado (3.500 m) ai piedi del massiccio dell’Aconcagua. Di fronte alla maestà della natura e all’imprevedibilità delle sue manifestazioni, considererà unica quell’esperienza scientifica e prima ancora umana. In Argentina scrive l’edizione spagnola di “Volo a vela – Sport dell’avvenire”.